In quella strada di periferia parlavamo spesso dei nostri sogni. Io volevo la divisa, e non avrei mai aspirato ad altro, Domenico voleva diventare muratore ed è diventato un discreto impresario, lui invece voleva diventare ginecologo per aiutare le donne nel momento più doloroso e bello della loro vita. Quando andammo via solo Domenico proseguì la sua strada. Con tutti gli altri ci perdemmo di vista. Dopo tre anni io ero in Accademia a Modena. Dovevo fare un corso di andrologia, con particolare riferimento alle malattie a trasmissione sessuale degli uomini. Si sussurrava già di dover mandare una forza di pace in Libano, ed io sarei stato tra questi soldati. Uscendo dall’università trovai una ragazza che parlava un manduriano perfetto. Disse che frequentava il corso di andrologia, ma non c’erano donne nell’elenco. Quando mi vide stupito mi chiese se non l’avessi riconosciuta: no! Chi era? Da bambino voleva fare il ginecologo, invece era gay. Non mi posi nessuna domanda, non lo giudicai. Fu lui che ci chiamò carne venduta.
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