E’ di poche ore fa la notizia che alcuni ex amministratori, tra cui l’ex sindaco Roberto Massafra, avrebbero proposto ricorso al Tar Lazio avverso il decreto del consiglio dei ministri che, su proposta del ministro dell’interno Marco Minniti, a norma dell’articolo 143 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (TUEL), ha deliberato lo scioglimento del consiglio comunale di Manduria. Pare però, circostanza non di poco conto, che i proponenti non abbiano formulato l’istanza di sospensiva. In altre parole, il Tribunale Amministrativo romano fisserà direttamente una udienza di merito, e la fisserà con i tempi ordinari dell’ufficio, notoriamente lunghi. Il rischio, concreto, è che venga fissata una udienza a distanza di molti mesi, con ciò vanificando l’esigenza di ottenere una pronunzia in tempi brevi, per evitare che si giunga al voto nel 2020, come attualmente previsto. Ma c’è un ulteriore profilo da non sottovalutare. La recente giurisprudenza del TAR Lazio (anche una sentenza di marzo 2018) ritiene che “il ricorso avverso il decreto di cui all’art.143 TUEL è inammissibile per carenza di interesse a ricorrere laddove sia proposto dal sindaco, vicesindaco, assessori o consiglieri comunali in seno ad una amministrazione comunale disciolta poiché soggetti non portatori di un interesse diretto, concreto e attuale all’annullamento dell’atto impugnato”.
Cioè, gli Amministratori uscenti, caduti per scioglimento ordinario come nel caso della cittadina messapica, non possono impugnare. Per dirla da giurista, vi è carenza di legittimazione attiva. Tali sentenze, certamente note agli estensori del ricorso, non permettono certamente di dormire sonni tranquilli agli ex Amministratori. E non si dica che si potrebbe -in seguito- pur sempre appellare al Consiglio di Stato una eventuale pronunzia sfavorevole, perché lì si andrebbe certamente -in assenza di sospensiva- anche oltre la fatidica data del 2020. Ma allora, cui prodest? A chi giova questo ricorso al TAR? Di certo non ai cittadini di Manduria. Forse può essere indicativo il comunicato diffuso (quasi come fosse un allegato al ricorso!) dal movimento politico che esprimeva diversi componenti della passata amministrazione, tra cui sindaco e vice sindaco, laddove prima si riferisce di aver denunziato l’ex Ministro Minniti, poi lo si ‘sfida’ a venire a Manduria in un irrealizzabile ‘singolar tenzone’ pubblico. In conclusione, e con rammarico per Manduria ed i suoi cittadini, l’azione giudiziaria proposta pare avere le sembianze di uno spot elettorale che -purtroppo- non cambierà le sorti di Manduria per i prossimi mesi.
Antonio Casto, avvocato
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