Venerdì, 19 Aprile 2024

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Sono la mamma di Michele, chi non sa, non parli

Sono la mamma di Michele, chi non sa, non parli Sono la mamma di Michele, chi non sa, non parli | © n.c.

Pubblichiamo la lettera su Vincenza Anna Palummieri, la mamma di Michele, il diciottenne manduriano ricoveratoin coma profondo nella rianimazione dell’ospedale di Manduria. Circa due settimane fa, il ragazzo fu trovato in quelle condizioni nel vano scala della casa abitata con il padre e una sorella più piccola. Sulle cause del coma indagano i carabinieri. Lo scopo dell’intervento della donna che è separata dal marito, è quello di zittire voci e pettegolezzi di persone che non conoscendo i fatti e le condizioni della difficile separazione, tendono a mettere in cattiva luce il suo ruolo di moglie e soprattutto di mamma. La lettera è stata condivisa e formulata dalla famiglia Palummieri e dall’avvocato Donato Manelli che assiste la donna nel complesso iter della separazione.

Vista la triste vicenda di cui è protagonista il primogenito di entrambi i coniugi “in affidamento condiviso “, giusto per chiarire i termini della separazione, occorre rispondere ad alcune dichiarazioni, che, se ripetute, censureranno il comportamento di singoli da individuare. La signora ospite nella casa paterna dal momento della formalizzazione della separazione, non certo per inseguire capricci o storie mordi e fuggi che pure le sono state attribuite da più parti, non ha abbandonato i figli in regime di collocamento presso l’abitazione paterna. La signora protagonista di numerosi appelli alle istituzioni coinvolte, sorde alle sue grida quanto pronte ad infarcire relazioni o pseudo ritenute tali, influenzate dal pettegolezzo , non è stata in alcun modo supportata, ma abbandonata a sé stessa, aggrappandosi ai pochi affetti familiari che le sono rimasti e socialmente condannata . La burocrazia ha rallentato e compromesso il recupero dei rapporti con i figli che hanno trovato nella vita di strada la risposta al loro male di vivere, non certo perché la signora ha dimenticato di averne. Nel rifiuto, per chi conosce la psicologia, non c’è mai la negazione di un affetto, ma un profondo bisogno d’amore, e la fine tragica di Michele dimostra che ostacolare l’amore porta all’autodistruzione. In accordo con lo studio legale che la rappresenta e con la sua famiglia, ogni condotta ed ogni scelta da lei operata ha sempre tenuto conto dell’eventuale impatto sui figli, mai strumentalizzati e costantemente protetti, ieri, ora e come sempre da sé stessi prima di tutto, soffocando qualsiasi presa di posizione più drastica e psicologicamente devastante. Per concludere, gli atti processuali, le indagini degli inquirenti, il percorso dei processi in atto per responsabilità che esistono e sono dimostrabili, seguono il percorso della ricerca della verità e, a chiosa di questo comunicato stampa, si invitano i lettori alla parsimonia dei giudizi che, oltre ad offendere prima di tutto la condizione di Michele, arrecano ancora pregiudizio intorno alla figura materna, il cui fascicolo legale è scevro da compromissioni della patria potestà e non solo.

Avvocato Donato Manelli e la famiglia Palummieri per Vincenza Anna Palummieri, mamma di Antonio

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