Sono la figlia dell’ammalato trasportato dall’ambulanza dell’ospedale di Manduria coinvolta nell’incidente di mercoledì scorso. Al momento dell’impatto mi trovavo dietro l’ambulanza con la macchina insieme ai miei fratelli. Era l’una e un quarto, circa, e non c’era nessuno in giro. Non mi è piaciuto leggere tra i commenti che non sono intervenute ambulanze. Non è vero, sono intervenute, invece. Noi siamo stati i primi ad accorrere perché eravamo subito dietro. Ci siamo divisi, mio fratello ha aperto l’ambulanza subito dopo lo scontro e io sono corsa all’interno dell’ospedale per chiamare il personale sanitario che si è mosso subito e subito dopo è arrivata l’altra ambulanza del 118. Hanno subito bloccato mio padre con collare e busto e solo dopo hanno pensato ai loro colleghi.
Il personale sanitario ha svolto in maniera eccellente il proprio dovere. Riguardo all’autista che, è vero, ha accelerato invece di rallentare ma noi come diretti interessati e figli del paziente non puntiamo il dito contro nessuno.
É un essere umano, non sappiamo cosa gli sia accaduto, non sappiamo se magari aveva lavorato più del dovuto. Certo è che dopo l’impatto era in uno stato alterato anche perché ha sfondato il parabrezza con la testa e quindi è plausibile che fosse confuso.
Sappiamo che è un padre di famiglia e che di certo non avrebbe voluto trovarsi in questa assurda situazione, non lo giudichiamo noi e non vorremmo fosse giudicato da chi non era presente. Per questo ci sono gli organi competenti.
Comprendiamo che umanamente starà malissimo e vorremmo far arrivare attraverso La Voce il nostro messaggio di solidarietà anche nei loro confronti (sua e famiglia) perché in ogni caso bisogna essere civili.
Speriamo che tutto si risolva per il meglio per tutti i protagonisti di questa storia.
La figlia del paziente rimasto ferito nello scontro dell’ambulanza in cui sono rimasti feriti anche due operatori sanitari e l’autista.
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