L’idea degli assessori comunali a scadenza breve che siamo abituati a vedere da anni dai politici manduriani sottrae alla politica due ingredienti fondamentali perché produca buoni frutti: il tempo e la strategia.Per amministrare bene una città bisogna avere la capacità di immaginarla tra dieci e tra venti anni. Pensare ai bisogni dei cittadini, alle nuove generazioni, alle esigenze produttive, ossia a come si trasformerà nel futuro grazie alle azioni intraprese oggi. Una visione a lungo termine per tessere veri progetti strategici in grado di migliorare il tessuto cittadino. In una parola, bisogna costruire un progetto e avere quindi il coraggio di selezionare prima e implementare poi solo azioni mirate, perché le ridotte capacità finanziare degli enti locali molto spesso non lasciano ampi margini di manovra finanziaria. E’ un lavoro che deve essere impostato subito, all’inizio del mandato.
Invece questa impostazione che cosa afferma in realtà? Afferma che gli unici obiettivi da perseguire sono quelli a breve, ossia l’ordinaria amministrazione: mi asfalti le strade, mi sistemi il verde pubblico, organizzi due mostre e quattro sagre. Qui invece si vuole rinunciare alla visione a lungo termine, capace di incidere davvero sulla struttura della città e sulla qualità della vita dei suoi abitanti, e limitarsi al raggiungimento degli obiettivi di amministrazione ordinaria per cui dovrebbero bastare i dirigenti e la struttura amministrativa. Si elimina la strategia e rimane il raggiungimento di obiettivi minimi. Questo espediente è pericoloso perché sottrae la politica all’unico compito che gli è proprio: la programmazione.
Paride Toma
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