Alla mia età l’unico sogno ormai permesso è quello di diventare nonno e di saperlo fare, ma l’onda dei ricordi è dura a morire. Era l’estate del 1976 quando conobbi il mio primo amore. Finora l’ho raccontato solo al vento il mio dolore, perché nessuno era e nessuno è in grado di capire. A settembre un sogno da dividere con lei, che a dicembre già non c’era più. Però quello era l’unica cosa veramente mia che mi rimaneva e non ci rinunciai molto presto. Perché poi mollai tutto? L’ho raccontata al vento la mia versione, perché è il solo che l’avrebbe ascoltata senza giudicarmi. Gli ho raccontato cose che nessun altro sa e che a nessun altro racconterò mai. Ormai il tempo è passato e non si possono ricostruire i sogni perduti. Solo mi ricordo di quando lei mi prendeva la testa tra le mani, la scuoteva, e mi diceva di mischiare e ricominciare. Eppure l’ho avuta una vita mia! Ma non mi piace: non è quella che avrei voluto. Sulla mia tomba qualcuno ci inciderà “scrittore”, ma io volevo essere solo quello che scriveva poesie soltanto per lei.
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