Fino a ieri il medico legale Alberto Tortorella non aveva ancora ricevuto l’incarico formale dalla Procura della Repubblica ad eseguire le autopsie sui corpi delle tre vittime della strage di sabato 18 novembre a Sava. Data ancora incerta quindi per i funerali che si svolgeranno con il lutto cittadino deciso dal sindaco Dario Iaia. Si sa invece molto sulla dinamica del triplice omicidio. E i particolari che emergono sono agghiaccianti come quello che descrive lo stato in cui è stata trovata la donna morta, Maria Pasana Pesare, riversa a terra più distante dai due uomini uccisi in un diverso ambiente dell’abitazione di via Giulio Cesare. La cinquantenne è stata raggiunta da tre colpi d’arma da fuoco che l’hanno colpita alla parte destra del volto e due alla mano destra, verosimile segno di un estremo quanto inutile tentativo di ripararsi dai proiettili che la mente oramai fuori controllo del fratello faceva sputare a ripetizione dalla sua pistola d’ordinanza. Altra ipotesi altrettanto choccante di quei fori sulla mano, è che la donna sia stata colpita mentre si teneva il volto tra le mani forse inorridita da quanto aveva visto nell’altra stanza. Choccante anche lo stato in cui sono stati trovati gli altri due corpi. Così come è emerso dallo studio della scena del crimine fatto dai carabinieri della sezione investigazioni scientifiche e dal medico legale Tortorella nella sua prima visita necroscopica, i due uomini, rispettivamente cognato e padre dell’appuntato, sono stati freddati con due pallottole al collo, uno a testa. Il più anziano, padre dell’omicida, l’ottantacinquenne Damiano Pesare, è stato raggiunto anche da un proiettile al torace, forse non mortale. Una sola pallottola, invece, sul cognato, il 69enne Salvatore Bisci; per lui è stato fatale un solo colpo nella parte laterale destra del collo, subito sotto l’orecchio. I due corpi si trovavano supini ai due lati del tavolo del soggiorno mentre la donna nella stanza attigua che porta al piccolo cortile e quindi all’esterno della casa. Sulla tempistica dei tre omicidi si possono fare delle ipotesi interpretando lo scenario così come è stato descritto nella relazione degli investigatori e del medico. I tre uomini discutevano animatamente nella sala soggiorno. La discussione è degenerata e il carabiniere ha estratto la pistola sparando prima il cognato e subito dopo suo padre che era lì davanti. La donna potrebbe essere stata l’ultima a morite raggiunta dalle pallottole al volto mentre tentata di fuggire oppure è rimasta nell’altra stanza, paralizzata dal terrore con la testa tra le mani. Altri particolari più precisi li potrà dare solo l’autopsia che sta tardando più del solito per rispettare i tempi del Tribunale dei minori dove non è stato ancora indicato il nome del magistrato che curerà gli interessi del figlio undicenne della coppia uccisa.
Nazareno Dinoi
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1 commento
Antonio scredo
gio 23 novembre 2017 07:40 rispondi a Antonio scredoPovero figlio.che vita potrà mai avere dopo tutto questo?