«A giudicare da quello che si legge nella relazione ministeriale, a me pare che si sia giunti allo scioglimento del consiglio sulla base di un pregiudizio nei confronti della politica manduriana». È con questi presupposti, riportati sui social dall’ex vicesindaco di Manduria, Gianluigi De Donno, che le forze politiche rimaste fedeli all’ex sindaco Roberto Massafra fanno sapere che si opporranno al decreto di scioglimento dell’ente messapico per infiltrazioni mafiose. Appena il decreto sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, il gruppo di Massafra (Manduria Futura) a cui si affiancherà sicuramente Mimmo Lariccia e forse altre forze politiche, affiderà incarico ad un amministrativista per cercare i termini di un ricorso davanti al Tribunale amministrativo regionale del Lazio, competente per questo genere di cause. Un diritto che la legge riconosce a chi, avendo interesse attivo (non può ricorrere un semplice cittadino), ritiene la misura ingiusta o priva di presupposti. È andata bene, recentemente, al comune di Parabita, in provincia di Lecce, sciolto con decreto il 22 febbraio e reintegrato dal Tar Lazio un mese dopo. Diverso il caso, sempre citando episodi analoghi recenti, del ricorso contro lo scioglimento del comune di Merano per il quale la stessa giustizia amministrativa ha confermato il provvedimento.
È sempre De Donno, inoltre, a fare una personale analisi di quanto accaduto. «Manduria – scrive -, che negli ultimi venti anni ha visto passare cinque commissari (cioè lo strumento con cui si vuole risanare l’amministrazione della cosa pubblica), forse è stata messa al riparo dalle pretese infiltrazioni? Infine – aggiunge l’avvocato entrando nei particolari non propriamente giuridici -, un atto politico altamente discrezionale come lo scioglimento, poteva essere adottato da un ministro che non era più espressione di una maggioranza parlamentare, ossia della maggioranza del popolo italiano? Spero solo – conclude - che a questi interrogativi ci sia un giudice capace di dare risposte». Ed è proprio al giudice del Tar del Lazio che si riferisce De Donno, investito nella vicenda nel doppio ruolo di politico e giurista. Oltre ad essere stato il numero due della giunta su cui si sono accesi i riflettori dell’antimafia (non per sue responsabilità), De Donno è anche avvocato di fiducia, oltre che amico, dell’ex sindaco Massafra.
Ed è da quest’ultimo che il professionista avrebbe avuto l’invito a tutelare la propria immagine dopo le accuse che gli rivolge il ministro Minniti nella sua relazione che accompagna il decreto di scioglimento. Secondo l’esponente di governo, l’ex primo cittadino avrebbe sponsorizzato un esponente della malavita locale, finito agli arresti nell’inchiesta dell’antimafia che ha poi portato allo scioglimento, facendolo assumere da un’impresa che svolgeva servizi per conto del comune. «Accuse infondate contro le quali mi difenderò», ha dichiarato in proposito Massafra. Volontà confermata anche dal suo avvocato. «Valuteremo ogni altro tipo di azione – afferma De Donno - in relazione ad alcuni fatti affermati nella relazione e smentiti dai documenti». La difesa di Massafra è convinta che la presunta sponsorizzazione del malavitoso non sia altro che una dichiarazione resa da una persona intercettata (non dal sindaco insomma) che nella relazione del ministro sia poi stata attribuita a Massafra.
Nazareno Dinoi
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7 commenti
Alessandro il grande
ven 18 maggio 2018 10:18 rispondi a Alessandro il grandeMi sembrava strano che non stava uscendo fuori il discorso Delle marine della fogna e dell acqua potabile
giorgio sardelli
ven 18 maggio 2018 03:07 rispondi a giorgio sardelliA prescindere se c'è o non c'è colpevolezza e non sarei neanche l'ombra di quell'ultimo che dovrebbe giudicare perchè non ne sarei comunque capace, ma riesce difficile credere ad un capo famiglia perchè così si fa chiamare, che non sa come è l'andazzo all'interno della sua stessa famiglia, quello che fa la moglie chi frequenta quando esce da sola ecc. cosa fanno i figli cosa studiano o che lavoro fanno ecc. e ritenersi estraneo a comportamenti scorretti di qualche suo familiare come se il capo famiglia non avesse responsabilità verso i famigliari stessi.
Raimondo Turco
ven 18 maggio 2018 08:56 rispondi a Raimondo TurcoIo, come cittadino, anche se non posso firmare il ricorso, voglio dare il mio contributo. Qui non è in gioco il comportamento di questo o di quel consigliere comunale, qui è in gioco l'onorabilità di una intera comunità, anzi di un intero territorio: il PRIMITIVO DI MANDURIA è un bene che va salvaguardato.
giorgio sardelli
ven 18 maggio 2018 08:40 rispondi a giorgio sardelliCome cittadini dovremmo essere rimborsati per il danno che si sta subendo
giorgio sardelli
ven 18 maggio 2018 08:38 rispondi a giorgio sardelliSig. Raimondo il cancello si deve chiudere prima e non dopo che le pecore sono scappate, Il PRIMITIVO si beve con o senza lo scioglimento del comune importante è pregare Nostro Signore che lo faccia arrivare alla vendemmia sano e puro. Non credo che non si comprerà più PRIMITIVO di MANDURIA perchè il comune è sciolto per mafia.
NlNO FlLOTICO
ven 18 maggio 2018 07:27 rispondi a NlNO FlLOTICOMa davvero lei crede che il mercato -mondiale- in cui viene venduto il Primitivo possa essere influenzato da questa vicenda? Sarebbe questo l'argomento per convincere della validità del ricorso dei personaggi in questione? Rifletta: sa tanto di uscita disperata. E invece c'è chi,anziché dis-amministrare in modo allucinante la nostra città, si è impegnato seriamente raggiungendo risultati che la classe politica non avrebbe nemmeno osato immaginare. Uno di essi,in questo momento ad Osaka sta ricevendo gratificazioni e onori, con lui Manduria. Per dire. Alla faccia di quattro mafiosi di cartone che trafficavano in biglietti omaggio alle giostre, voti raccattati in corsia, dehors abusivi,altre miserabili cose. Il mondo è grande, loro sono piccoli... chi ha finto di non vedere, è piccolissimo.
sergio di sipio
ven 18 maggio 2018 07:43 rispondi a sergio di sipioL'esaurimento della politica a Manduria è causata dalla mancanza di buonsenso. Come ci si possa aspettare da chi avendo il mandato per gestire la cosa pubblica non adempi al proprio mandato. Non è possibile avendo delle risorse naturali così grandi non metterle a disposizione come aiuto ai propri concittadini. Mi riferisco alle Marine di Manduria abbandonate a se stesse. Private dei servizi essenziali come acqua potabile e fogna. Senza avere una raccolta differenziata per entrare nel novero dei luoghi vivibili. Il lavoro ci sarebbe per tutti e per tutto l'anno. Il lavoro è la prima risorsa della famiglia. Parlate di turismo ma senza conoscere le regole che occorra rispettare perchè diventi un lavoro. Studiate quello e poi ripresentatevi alla politica.