Di delibere che hanno riconosciuto debiti fuori bilancio il comune di Manduria ne è stato sempre pieno, anche più del dovuto, tanto da meritarsi il richiamo della Corte dei Conti. In questi giorni ce n’è stata una che merita di essere raccontato perché riguarda una persona dipendente del Comune di Manduria che ha citato il comune stesso per una bolletta ritenuta “pazza” per i tributi Tarsu degli anni 2004 e 2005. Rivendicando i propri diritti, la dipendente in questione aveva fatto quello che fanno tutti i contribuenti che si ritengono ingiustamente vessati dal fisco locale: aveva spiccato l’atto di citazione davanti al giudice di pace contro una intimazione per mancato pagamento. La differenza rispetto a tanti atti simili è che il comune non si è costituito in giudizio ed è stato condannato in contumacia a pagare 591 euro alla dipendente oltre alle spese di giudizio e legali non tutte ancora quantificate.
Eppure, come si legge nella delibera di riconoscimento del debito fuori bilancio, gli uffici preposti (tributi e contenzioso), avevano proposto alla ex commissaria prefettizia, Francesca Adelaide Garufi, «la proposta di deliberazione, la numero 37 – si chiarisce nella delibera di cui si parla - per l’autorizzazione alla costituzione in giudizio avanti il giudice di pace di Manduria». Tale delibera, però, si legge ancora nell’atto, «non è stata mai deliberata». Perché non è stata deliberata? E perché precisarlo nella delibera che sana il debito rivendicato dalla dipendente comunale oltre alle spese? Si conosce invece la sentenza del giudice dove si legge: «si dichiara la contumacia del convenuto Comune di Manduria, ritualmente citato in giudizio e non comparso… e per l’effetto condanna il medesimo ente al risarcimento del danno in favore dell’attrice nella misura di 591 euro … e al pagamento delle spese».
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