La commissione paesaggistica riunita ieri per decidere se rilasciare o meno il a osta al nuovo progetto del depuratore in zona Urmo-Specchiarica si è divisa nei pareri rimandando tutto ad un nuovo appuntamento che si terrà probabilmente lunedì prossimo. L’elemento che divide gli esperti riguarda la strada di servizio ai futuri impianti di depurazione che ricadrebbe in zona di rispetto. Secondo il parere espresso dalla Regione Puglia, il vincolo non sussiste in quanto la progettazione tecnica del tracciato risale al periodo in cui il Piano urbanistico permetteva tale manipolazione dei luoghi. Successivamente, norme più restrittive, invece, impedirebbero la realizzazione della strada. Questa visione non convince due dei quattro componenti della commissione, il geologo Paolo Moscogiuri e l’esperta in scienze agrarie, Maria Daniela Renna, entrambi manduriani, che hanno chiesto il rinvio della discussione. Sostanzialmente favorevoli, ma anche loro con qualche dubbio, gli altri due, il presidente Cosimo De Roma, architetto e l’archeologa Paola D’Angela.
Se per lunedì prossimo dovesse prevalere l’idea dei manduriani, allora per l’Acquedotto pugliese si aprirebbe una vertenza non di poco conto. La mancanza del a osta paesaggistico, infatti, obbligherebbe i progettisti a rivedere tutti i piani con ritardi sull’inizio del lavori. Non solo. La restrizione paesaggistica di quell’area interessata alla strada, potrebbe inficiare anche la futura collocazione delle vasche di raccolta (i famosi buffer) che a quanto pare devono sorgere a ridosso degli impianti. Se passa il concetto dei vincoli per la strada, allora la superfice disponibile si restringerebbe notevolmente togliendo spazio ai laghetti artificiali destinati al contenimento dello scarico emergenziale. Tale ipotesi resta tale sino a quando l’Acquedotto Pugliese e la Regione Puglia non si decideranno a far conoscere la collocazione esatta di questi buffer di cui nessuno pare voglia parlare.
Nazareno Dinoi
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1 commento
Fernando P.
mer 21 febbraio 2018 08:20 rispondi a Fernando P.Che ci sia un vincolo paesaggistico o meno, gli ulivi erano presenti ancor prima che a qualcuno venisse in mente un così assurdo progetto. Quindi, va da se, che la tutela degli ulivi e di tutto l'ambiente intorno al sito, debba essere assicurata in qualunque modo, che essi stiano lì da uno o da mille anni non fa alcuna differenza. Spero, che la difesa della natura, non sia dettata da una stupida interpretazione umana ma da una legge universalmente valida.