Il sindaco di Manduria, Roberto Massafra, si rifiuta di convocare un consiglio comunale per decidere dove realizzare il nuovo depuratore, se all’Urmo o altrove, come gli è stato chiesto da Bari. Una presa di posizione che rende non più rinviabile l’inizio del lavori secondo il progetto originario dell’Acquedotto pugliese che prevede le vasche di depurazione sulla litoranea «Tarantina», all’incrocio con la zona residenziale degli avetranesi, «Urmo Belsito e non distante dalla Riserva naturale della Palude del Conte, con la sola variante che evita la condotta sottomarina, ma non lo scarico emergenziale «discontinuo», causa di sversamenti al suolo o in battigia dei liquami depurati in eccesso e di quelli non depurati in caso di guasto dell’impianto. Del tutto inutile è stato l’intervento del prefetto di Taranto, Donato Giovanni Cafagna, che invitava il primo cittadino della città messapica a prendere un decisione e a farlo in fretta viste le pressioni che arrivano da Bari. Lunedì mattina il rappresentante del governo aveva incontrato i sindaci dei due comuni maggiormente coinvolti, Avetrana e Manduria, informandoli del contenuto di una relazione-esposto che la dirigente del Dipartimento opere pubbliche della Regione Puglia, Barbara Valenzano, aveva presentato alla Procura della Repubblica di Taranto e per conoscenza al suo Ufficio. In una relazione composta da 23 pagine, l’ingegnere Valenzano spiegava le necessità per la stazione appaltante (Acquedotto pugliese per conto della Regione Puglia) di portare a termine il progetto già appaltato e faceva presente le criticità emerse per la resistenza delle popolazioni che si oppongono all’avvio del cantiere. La funzionaria regionale denunciava inoltre nell’esposto il rischio di rivalsa economica da parte dell’impresa aggiudicataria.
Il prefetto in quella occasione si è quindi raccomandato con i due sindaci, Antonio Minò di Avetrana e Massafra di Manduria, perché si facessero promotori di azioni di pacificazione nei confronti delle rispettive popolazioni. Al sindaco manduriano è stato rivolto l’invito, a quanto pare non accolto, a convocare quanto prima un consiglio comunale così come veniva richiesto da Bari.
Intanto la protesta, placata con la temporanea sospensione dei lavori da parte dell’impresa Putignano di Noci, comincia a riprendere vigore con le voci che si rincorrono e che parlano di un ritorno delle ruspe in contrada Urmo. Per questa sera il sindaco di Avetrana ha convocato tutti, partiti, associazioni ambientaliste e comitati spontanei, nella sala consiliare del suo municipio per tracciare un piano di interventi alla luce di quanto si è detto lunedì in prefettura.
Intanto contro il depuratore in zona Urmo scende in campo anche la chiesa. Al fianco degli ambientalisti si sono schierati i due parroci di Avetrana e Manduria, rispettivamente Giovanni Di Mauro e Dario De Stefano. «Questa vicenda del depuratore – scrive quest’ultimo - rischia di degenerare in una lotta tra comunità e in un contrasto tra interessi personali di carattere economico/politico e la volontà popolare. Le conseguenze di una tale situazione é il prolungarsi sterile dei tempi di decisione e la perdita di vista del bene comune».
Nazareno Dinoi
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1 commento
Carlo.
gio 18 maggio 2017 11:13 rispondi a Carlo.------------------ La gente contraria ad un depuratore fatto in quella zona, fosse anche spostato di 3 o 4 chilometri perch le acque luride andrebbero sempre a finire nel mare, prima o poi. -------------- La politica, come gli imperatori romani ha deciso cose assurde in nome del popolo. ------------------ Il sindaco ha due possibilit: riunire il consiglio comunale e trovare un sito nell'entroterra tra Sava e Manduria, oppure dire al Prefetto che in nome di quel popolo che si ribella a delle scelte sbagliate fatte, si dimette. ------------ Semplice e limpido come l'acqua quando esce dal depuratore!