Ieri l’inaugurazione del Museo Civico c’è stata con tre discorsi di circostanza, quello della commissaria Garufi e quelli dei due ospiti della soprintendenza. Poi c’è stato l’ultimo discorso pronunciato dal professore Aldo Pezzarossa che ha lavorato, chiamato da Antonio Pasanisi, al progetto originario, che prevedeva la nascita di un Museo della Seconda Guerra Mondiale, ma limitato ad un periodo ben preciso, quello della presenza degli americani a Manduria, cioè al periodo che va da settembre 1943 a maggio 1945. Pezzarossa si è soffermato a spiegare le tribolate tappe che hanno condotto alla realizzazione del Museo, benvent’anni,non esitandoa mettere inora le varie amministrazioni che si sono succedute, definite per lo meno molto distratte. Il Museo è ben sistemato in un ampio spazio (il salone più importante del Palazzo delle Servite), ma non è quello del progetto originario, nel senso che ci si è allontanati dalle coordinate concordate con i veterani e contenute nel progetto museale preparato e firmato da Antonio Pasanisi e da Costanzo Antermite, che sarà a breve pubblicato . Non è più il Museo dei liberatori, che vissero a Manduria per due anni, fraternizzando con i manduriani, e che ebbero mille caduti nell’ultima fase della lotta contro i nazisti, ma è il Museo della II Seconda Guerra Mondiale. Appena si entra , c’è una grande foto del Duce mentre è intento a decorare un manduriano, il tenente pilota Vittorio Erario, poi più vanti in diverse teche ci sono gli elmetti dei soldati americani, italiani, inglesi, tedeschi, belli a vedersi, che sono un lascito alla Biblioteca Gatti di un collezionista manduriano, tale Giovanni Colella (peccato che ci si sia dimenticati di scriverlo, magari sia pure in piccolo). Ieri era presente all’inaugurazione anche la professoressa Isa Tripoli, la signora Pasanisi che ci ha confermato che nel Museo aperto, sempre a Palazzo delle Servite, in una stanza più piccola, dal 2001 al 2003 c’erano solo reperti del periodo della presenza americana a Manduria, cioè che quel Museo era dedicatoal 450th Bomb Group. A tutto questo però il professore Pezzarossanon ha fatto alcun cenno. Chissà perché?
Enzo Caprino
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