Il Comune di Manduria dovrà restituire le spese legali sostenute dall’ex dirigente dell’area tecnica, ingegnere Antonio Pescatore, nel procedimento che lo ha visto come imputato nel processo nato dall’inchiesta «Giano». L’operazione condotta dalla procura distrettuale antimafia di Lecce nel 2011, sindaco Paolo Tommasino, aveva avviato le procedure per lo scioglimento per mafia concluse con il proscioglimento da parte del ministro dell’Interno dell’epoca. Tra i trentuno indagati, figurava anche l’ingegnere Pescatore con l’accusa di avere favorito una società che aveva in gestione il servizio di sosta a pagamento nel comune di Manduria. Dopo la richiesta di rinvio a giudizio, l’ingegnere è stato prosciolto con la formula piena sia dal Tribunale di Lecce sia da quello di Taranto dove era stato trasferito il procedimento pe competenza territoriale e per i reati contestati.
Come prevede la legge, quindi, l’ex dipendente che ha dovuto difendersi a proprie spese dall’infamante accusa, ha presentato il conto al suo ex datore di lavoro, il comune Messapico appunto, che dovrà pagare la somma di 11.293 euro. In realtà la cifra chiesta da Pescatore, era superiore a quella stabilita dal comune.
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2 commenti
P.da Manduria
dom 5 agosto 2018 04:09 rispondi a P.da ManduriaE perché allore dirigente ci sono condoni endenti da anni? E il piano delle coste? Ancora inesistente con lidi che aprono? Complicità per n circuito chiuso?
leo
sab 4 agosto 2018 07:07 rispondi a leoqueste spese dovrebbero pagarle chi ha accusato e processato.troppo facile.