La Procura della Repubblica di Taranto ha aperto un fascicolo per stabilire le cause di morte di Giorgio Marrella, il settantenne manduriano deceduto lo scorso 6 giugno nella rianimazione dell’ospedale Santissima Annunziata dove era stato trasferito due giorni prima dal Giannuzzi di Manduria. A volere vederci chiaro su quel decesso, sono stati i parenti dell’uomo che hanno presentato un esposto querela ai carabinieri della stazione di Manduria dove risiede la famiglia. Ad occuparsene è il pubblico ministero, Francesco Ciardo che ha fatto notificare nove avvisi di garanzia ad altrettanti medici che operano nelle due strutture sanitarie, nello specifico tre dell’ospedale manduriano e sei del Santissima Annunziata. L’informazione notificata agli indagati è un atto dovuto per consentire loro il diritto di difesa in sede di esame autoptico a cui la salma sarà sottoposta. Oggi stesso il pm affiderà l’incarico al proprio medico legale che completerà l’esame nel pomeriggio nella sala mortuaria del nosocomio Messapico dove il corpo è stato conservato dopo il sequestro disposto dall’autorità inquirente e ad altri due specialisti di altra branca. A curare gli interessi della famiglia Marrella sono gli avvocati Franz Pesare e Armando Pasanisi del Foro di Taranto.
I familiari del settantenne, conosciutissimo imprenditore manduriano che per diversi anni ha curato servizi di assistenza per la stessa Asl, vogliono verificare se ci siano state omissioni o imperizie da parte dei medici che hanno avuto in cura il proprio congiunto soprattutto nel suo primo accesso al pronto soccorso di Manduria avvenuto sabato 2 giugno. In quella occasione l’imprenditore si presentò all’accettazione lamentando dei forti dolori all’addome e dopo alcune ore di osservazione, nel corso delle quali è stato sottoposto ad esami strumentali radiografici, fu dimesso con un codice verde e con la diagnosi di stipsi.
Due giorni dopo, dal momento che i dolori aumentavano nonostante le terapie, sempre secondo il contenuto della denuncia presentata dai parenti, il 4 giugno il settantenne è ritornato in ospedale a Manduria dove l’esame Tac ha evidenziato una rottura di aneurisma addominale. Trasferito d’urgenza a Taranto, l’uomo è stato lì sottoposto ad un primo intervento chirurgico e ad un secondo il giorno dopo. Purtroppo per lui senza risultato perché le sue condizioni erano evidentemente già disperate. Morirà alcune ore dopo, il 6 giugno appunto, nella rianimazione del Santissima senza mai risvegliarsi dall’anestetico del primo intervento. Saranno ora gli specialisti, con l’autopsia, a stabilire l’esatta causa del decesso e soprattutto se a provocarla sia stato un errato o tardivo riconoscimento della diagnosi durante i vari passaggi da un ricovero all’altro, da ospedale ad ospedale.
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1 commento
Ilaria puglia
mar 19 giugno 2018 01:11 rispondi a Ilaria pugliaL'ospedale di manduria deve chiudere ...Dottori che non sono dottori incompetenti che uccidono esseri umani ... fate schifo ... avete fatto del male anche nella nostra famiglia ...gli errori nn li pagano i dottori ma chi viene ucciso a causa loro ...ma la giustizia dove sta ...