I ladri che alla vigilia di Sant’Antonio si sono impossessati dell’apparato di amplificazione della chiesa di Manduria dedicata all’omonimo santo, hanno completato l’impianto audio. Nella notte tra il 13 e 14 giugno, infatti, finiti i festeggiamenti di Sant’Antonio, i malviventi sono tornati nel luogo sacro trafugando tutti i microfoni che evidentemente non avevano fatto in tempo a prendere nel precedente blitz. Questa volta i frati dell’ordine francescano hanno presentato la denuncia ai carabinieri che indagano sull’accaduto. A quanto pare i malviventi che evidentemente sapevano dove mettere le mani, si sono introdotti nella casa di Dio scalando l’impalcatura che da più di un anno imbraga il campanile per i lavori di ricostruzione del suo apice danneggiato da un fulmine. Attraverso una delle finestre si sono poi introdotti nel vano scala scendendo nella navata principale della chiesa priva di allarme dove hanno fatto razzia di due o tre microfoni di modesto valore commerciale ma utili per completare l’opera. È quasi certo, infatti, che gli autori di quest’ultima irruzione siano gli stesi che il 12 giugno, approfittando della confusione per i preparativi della festa, si sono impossessati dell’impianto di amplificazione che si trovava in un angolo della sagrestia.
Un furto che aveva suscitato sdegno tra i fedeli e imbarazzo nei religiosi che per quel giorno hanno dovuto celebrare il rito della benedizione dei bambini alzando la voce. L’assenza di diffusione sonora era stata ripristinata in tutta fretta con un altro amplificatore che i francescani erano riusciti a recuperare da un’altra loro struttura di Copertino in provincia di Lecce.
Per completare quest’ultimo colpo, i malfattori hanno dovuto attendere che terminassero i festeggiamenti del santo di Padova iniziati il primo giugno per concludersi la sera del 13 con la messa solenne, processione con la statua in giro per il quartiere e uno spettacolo pirotecnico finale che ha tenuto molti manduriani con il naso all’insù sino a quasi mezzanotte. Lo sguardo dei ladri, in quel momento, era evidentemente più interessato all’impalcatura del campanile progettando la via d’ingresso e poi di fuga con il bottino nel sacco. La zona, periferica, situata nel quartiere archeologico del Parco dei Messapi, è priva di telecamere sia pubbliche che private. Un problema in più per gli investigatori che dovranno rinunciare all’aiuto dei video.
Nazareno Dinoi su Quotidiano di Taranto
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