Il comandante della polizia locale di Manduria, il maggiore Vincenzo Dinoi, è stato destinatario di una lettera minatoria. L’inquietante notizia, della quale non si era mai parlato perchè tenuta segreta anche agli amministratori in carica all’epoca, è contenuta nella lunga relazione con cui il prefetto di Taranto, Donato Cafagna, chiede e ottiene dal ministro dell’Interno, Carlo Minniti, lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune Messapico. L’episodio risale a quasi un anno fa. Seppur con i soliti “omissis” contenuti nella versione della relazione prefettizia pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, l’identità della persona a cui sono dirette le minacce è facilmente intuibile per un altro episodio intimidatorio, anche quello descritto nella stessa stesura, in cui il dirigente Dinoi era rimasto precedentemente vittima. «Si aggiunge che il 18 luglio 2017 – scrive il prefetto -, un episodio ai danni del Omissis Omissis, che ha ricevuto una lettera minatoria relativa a presunti abusi nello svolgimento del servizio». Nessun altro particolare circa la natura delle minacce né dei presunti abusi che l’autore della lettera contestava al capo dei vigili urbani. La cui identità viene rivelata dalla relazione prefettizia nel riferire di un precedente episodio di violenza, questa volta ben noto alle cronache, sempre ai danni del maggiore Dinoi. «In tale occasione – relaziona il prefetto - il Omissis ha rammentato un precedente attentato avvenuto nel 2002, circostanza in cui un ordigno è esploso presso l’abitazione dello stesso causando la demolizione di una parte dell’immobile e la distruzione dell’auto ivi custodita».
In effetti, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre di quell’anno, degli sconosciuti piazzarono un ordigno di medio potenziale sotto la macchina del comandante distruggendola. La vettura era parcheggiata nel garage vicino all’abitazione di Dinoi. La deflagrazione provocò danni alla struttura muraria del fabbricato che il comandante aveva acquistato da poco per ristrutturarlo. Gli investigatori dell’arma dei carabinieri che si occuparono del caso, non esclusero che l’attentato potesse essere collegato all’attività lavorativa del maggiore.
Il prefetto Cafagna ha voluto inserire tale episodio in un più vasto capitolo che raccoglie i casi di intimidazione, registrati ai danni di amministratori e di dipendenti comunali, «sintomatici – si commenta nella relazione -, delle pressioni e dei condizionamenti esercitati dalla criminalità locale sulla macchina politico amministrativa». Tra questi il prefetto Cafagna ricorda l’incendio doloso dell’appartamento delle vacanze di proprietà del consigliere comunale Angelo Dinoi, la lettera contenente una pallottola recapitata all’assessore Paride Toma e dei petardi fatti pervenire in municipio in una busta indirizzata al sindaco Roberto Massafra.
Nazareno Dinoi
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