Il tribunale di sorveglianza di Taranto ha sospeso la condanna per Salvatore Urbano rimettendolo in libertà. Peccato che il sessantaquattrenne manduriano, ex uomo di punta della malavita locale, non potrà godere del beneficio perché è ricoverato in gravissime condizioni nella rianimazione di Manduria dove è stato trasferito da quelle di Taranto che l’aveva accolto in coma per la conseguenza, pare, di un prolungato sciopero della fame quando era detenuto nel carcere di Taranto. Il tribunale hanno accolto l’istanza presentata dal suo avvocato, Alessandro Cavallo, riconoscendo le gravi condizioni di salute in cui versa Urbano che respira artificialmente grazie ad una macchina a cui è collegato e viene alimentato attraverso un tubo piantato nello stomaco. I medici non gli danno molta speranza di ripresa. Per questo i giudici hanno deciso di «liberarlo» con una sospensione della pena che stava scontando in carcere.
l manduriano Salvatore Urbano, detto «Bionda», quando era rinchiuso nel carcere di Taranto dove stava rispettando lo sciopero della fame per protestare contro il regime carcerario. Colto da malore, lo scorso 4 maggio fu ricoverato in rianimazione per le sue gravi condizioni dovute alla lunga assenza di corretta alimentazione dopo un primo periodo di ricovero nella cella di isolamento del nosocomio tarantino. Lì aveva avuto una grave compromissione respiratoria che aveva costretto i medici a trasferirlo nel reparto di rianimazione dove entrò in coma. Lo scorso 15 aprile, Urbano che stava scontando i residui di una pena di sei anni e quattro mesi di reclusione per estorsione, danneggiamento ed evasione dai domiciliari, aveva scritto una lettera inviata al giornale nella quale lamentava uno stato di malessere e di abbandono anche da parte dei sanitari della struttura che «non si prodigano ad informare chi di dovere». Per questo aveva deciso di intraprendere lo sciopero delle cure e della fame portata sino alle estreme conseguenze.
«Bionda», circa un mese prima fece uscire dal carcere una drammatica lettera in cui faceva sapere di aver sospeso le cure e di aver cominciato lo sciopero della fame. «Sono cardiopatico, mi rifiuto di prendere le medicine ma nessuno si preoccupa del mio stato di salute». «Due detenuti che avevano il mio stesso problema cardiaco – scriveva ancora Urbano - sono già morti poco tempo fa, ma purtroppo il tribunale di sorveglianza a cui mi sono rivolto lamentando il mio precario stato di salute, non se ne frega niente». Secondo quanto scrive nella lettera fatta recapitare anche ai giornali, il pluripregiudicato, Salvatore Urbano, detto «Bionda» (in passato tra i personaggi di spicco della criminalità Messapica), aveva così iniziato lo sciopero delle cure decidendo di sospendere la somministrazione di otto medicinali diversi che dovrebbe assumere ogni giorno. Oltre alle compresse, si legge nella lettera, «Bionda» avrebbe anche iniziano a ridurre l’alimentazione. «Mi mettono in condizione di fare anche lo sciopero della fame», scriveva ancora il detenuto che se la prendeva anche con i medici del carcere i quali, sosteneva, «non si prodigano ad informare chi di dovere».
Nazareno Dinoi
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