Giovedì, 28 Marzo 2024

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Ci sono alcuni passaggi, nelle 32 pagine che compongono gli avvisi di garanzia dell’inchiesta sul presunto intreccio mafia politica, che...

Le carte della Procura che potranno sciogliere il comune per mafia

Municipio Manduria Municipio Manduria | © La Voce di Manduria

Ci sono alcuni passaggi, nelle 32 pagine che compongono gli avvisi di garanzia dell’inchiesta sul presunto intreccio mafia politica, che potranno influenzare la decisione finale dei commissari di governo dell’accesso ispettivo antimafia a cui il comune di Manduria è sottoposto da quasi due mesi. Ed è quello che richiama con estrema chiarezza – seppure tutto ancora da verificare – un presunto quanto pesante condizionamento mafioso dell’attività amministrativa dell’ente, proprio quello che serve per sciogliere il comune per mafia e rimandare le prossime elezioni a tra circa due anni.

La parte è quella dei capi d’accusa a carico dell’ex presidente del Consiglio il quale, secondo l’accusa, «stringeva un patto di scambio politico mafioso in vista della competizione elettorale comunale di Manduria, per l’elezione diretta del sindaco e del consiglio comunale che si sarebbe svolta il 26-27 maggio 2013 con Antonio Campeggio che agiva quale capo della propria articolazione mafiosa». Le elezioni si svolsero con la vittoria della coalizione del sindaco Roberto Massafra (che non è tra gli indagati) e l’affermazione del candidato sostenuto da Campeggio il quale ottiene più voti di tutti. Con tale risultato, il più suffragato punta ad avere la carica di presidente del Consiglio ma gli altri della stessa coalizione non vogliono (e questo è un dato storico, reale).

Secondo la procura antimafia che indaga, il presunto boss, Campeggio, vuole che la carica di presidente del Consiglio sia affidata al suo candidato di riferimento per cui si è speso durante la campagna elettorale. Pertanto interviene per influenzare le scelte dell’allora maggioranza che aveva eletto il sindaco Massafra. Una prova di questo pesante condizionamento, sostiene sempre l’accusa, è contenuta nelle carte dell’inchiesta dove si legge: «Campeggio interveniva … minacciando coloro i quali non volevano sostenerlo per la carica della presidenza del consiglio del comune di Manduria nonostante avesse percepito 395 voti di preferenza». Intercettato, Campeggio si rivolge ad un altro consigliere di coalizione al quale dice: «tu voti non ne prendi più, hai capito? che non ne prendi più voti? Tanto digli pure a …… che Tonino... passo pure io casa per casa, che sto dietro (... ) perchè qua debbono governare, non deve venire di nuovo il commissario a rompere i coglioni (...) non mi sono esposto proprio sai? L’ultimo giorno solamente, e ora, poco, ora che... che è stato chiuso per il sangue di santo Cosimo, fai tutte le carte, tutte cose si fanno scappare una cosa dalle mani che li prendo e li scanno veramente...». E cosi accadeva che nella seduta consiliare dell’8/7/2013 – scrive sempre la procura - veniva deliberato l’esito infruttuoso della votazione per mancanza della maggioranza dei due terzi, pertanto si rinviava l’elezione del presidente ad una seduta successiva. «Difatti dei 24 consiglieri presenti – scrive la Direzione antimafia -, 16 voti risultavano a favore di Dimonopoli mentre 9 schede erano bianche; mentre in data 17/7/2013 con delibera n. 7 veniva eletto presidente del consiglio comunale il consigliere Dimonopoli il quale percepiva 15 voti di maggioranza a fronte dei 24 consiglieri presenti, di cui uno risultava assente».

Tutte accuse da provare e per farlo ci saranno rinvii a giudizio, processi e infine sentenze. Insomma ci vorrà del tempo. Di tempo invece non ne hanno molto i tre commissari dell’accesso antimafia che entro dicembre o al massimo marzo 2018 dovranno decidersi se sciogliere o meno pe mafia basandosi su quello che leggono oggi e soprattutto su quello che troveranno nelle procedure di gara e negli atti amministrativi di una certa importanza della passata amministrazione Massafra.

Nazareno Dinoi

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