«Scrivo questa lettera per sfogare la mia rabbia». Inizia così lo scritto fatto di proprio pugno da Agostino De Pasquale, il conosciutissimo imprenditore manduriano tra i 27 arrestati del 4 luglio scorso accusati a vario titolo di appoggio esterno e associazione mafiosa ed altri reati. La sua, che intitola “la mia prigione tra giustizia e ingiustizia”, è una lettera drammatica scritta da chi si chiede “che ci sto a fare io qui? Cosa centro io con questa storia?”. Come in un incubo, ricorda il momento del suo arresto. «Sono stato prelevato dalla mia casa alle 4 da quattro poliziotti che mi hanno portato nel carcere di Taranto con l’accusa di associazione mafiosa». L’imprenditore che in questi giorni ha letto e riletto le carte che lo accusano, non si dà pace. «Le accuse sono che con un mio amico parlavo delle minacce che lui stava subendo nel periodo della Fiera Pessima e io ero molto dispiaciuto di quello che gli stava succedendo». E continua. «Poi mi accusano di avere avuto rapporti con persone di Oria con cui io non ho mai avuto a che fare», ed anche «di essere andato un giorno sul comune perché mi aveva chiamato un altro mio amico che era assessore allo spettacolo, in carcere anche lui; mi ha chiamato solo per dirmi che dovevo rifare le carte perché quelle presentate non erano corrette». De Pasquale spiega un’altra accusa che gli contestano. «Facendo una serata di balli caraibici in piazza, pagando sempre tutti e tutto, mi accusano perché il pubblico si è riversato tutto nel mio locale, il bar B52; secondo loro ho sbagliato perché avrei dovuto dire ai miei clienti di non avvicinarsi al mio bar».
L’imprenditore arrestato se la prende con il sistema. «Questa è violenza – scrive – togliere una persona innocente ai suoi affetti familiari, ai figli, agli amici facendola passare per quello che non è; io in carcere ci posso stare ma per un reato che ho commesso e non per non aver fatto del male a nessuno». La chiusura della lettera esprime tutto il suo stato d’animo. «Chiedo scusa a tutti per l’accaduto», dice con un senso di pudore. Poi reagisce con orgoglio: «perdono non lo devo chiedere a nessuno perché non ho niente da farmi perdonare». Il contenuto della missiva è ricco poi di riferimenti agli «errori giudiziari» causati da errori di chi investiga.
N.D.
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2 commenti
leonardolivieri
mer 9 agosto 2017 02:35 rispondi a leonardoliviericon le tasse delle sue attività agostino paga gli stipendi a chi lo ha arrestato.e dai non è mica un delinquente da tenerlo in galera .ma dai
Cosimo
sab 5 agosto 2017 08:36 rispondi a CosimoAlcune volte esprimere un' opinione sui social puo' essere rischioso per la propria " salute"! Per mia esperienza di vita potrei cogliere queste opportunita'per scrivere alcuni commenti e condividerli ma e' meglio stare fermi perche' c'e' gente che la Giustizia la interpreta secondo istinti. E' come un medico "schizzato" che puo' fare solo danni!