La spiaggia “vox populi” ieri mattina. Dovunque uno si girasse trovava facce tristi e arrabbiate dei cittadini sotto gli ombrelloni. “Di questo pezzo di terra non frega niente a nessuno!”, dicevano sbottando. E come dargli torto? Esperienze che si mescolavano “noi a Milano abbiamo per ogni quartiere un inceneritore”, o distanza che non riuscivano a colmarsi e scadevano in giudizi superficiali “voi qui non avete lottato abbastanza” o battute di cattivo gusto “quando i prossimi anni questo mare sarà tutto pieno di m...allora verrete a Rimini a fare il bagno!”. Il sole caldo e bagnato di scirocco, il mare leggermente mosso a condire i vari teatrini e siparietti. Benvenuti nel “day after” l’incontro tra sindaci, Regione, Associazioni, tecnici e chi più ne ha, più ne metta. La delusione e la rabbia è tanta e basta andare a fare un giro su Facebook per leggere i post dei protagonisti di questi ultimi tempi e le repliche dei cittadini che ancora credevano che fosse possibile poter cambiare, che sarebbe stata sufficiente la volontà popolare per smuovere le cose, come se anni di lotta dei NoTav non ci fossero stati ad insegnare qualcosa rispetto al potere e a chi lo gestisce. Ieri si è visto chiaramente (penso sia stato ancora più visibile a coloro che hanno seguito la diretta da casa, perché meno coinvolti fisicamente in quel luogo) che non era possibile spostare a, che non c’erano margini di trattativa, se non rispetto a delle “migliorie” che riguardano depuratore e buffers. Insomma volete un depuratore a fiori o in stile mimetico? Con i fenicotteri stampati sopra o che si confonde tra i canneti? Intorno uno zoo safari o un giardino con piante e fiori? Di questo si può parlare e basta.
Scherzi (ma non tanti) a parte, le migliorie che il presidente Emiliano ieri concedeva e faceva intendere come vittoria ottenuta da parte di chi contesta il depuratore, sono modifiche normali per un progetto di un impianto che ormai compie dieci anni. Vogliamo mettere a lavorare un depuratore ormai vecchio e obsoleto? Speriamo proprio di no, altrimenti non ci sarebbe davvero fine al peggio. I cittadini e le amministrazioni comunali (non tutte, è chiaro) chiedevano a gran voce lo spostamento del depuratore da zona Urmo e su questo non sono state ascoltate per niente. Avranno il depuratore e i buffers, lo scarico in battigia per almeno quindici volte l’anno, augurandoci che il tutto possa funzionare almeno correttamente e in termini accettabili dal punto di vista ambientale e che la tanto nominata ditta Putignano possa reggere nella sua attuale situazione societaria per garantire una corretta manutenzione dell’impianto. Ma lo arriveranno mai a terminare? O rimarrà uno dei tanti “eco mostri” disseminati nella nostra povera penisola? E se invece riusciranno a terminarlo, quanto tempo ci metteranno visto che devono poi risalire fino a Manduria e Sava con gli impianti? Tanti “se” e tanti “ma” che fanno sospirare e che non sembrano porre delle solide basi per uno sviluppo corretto di un territorio che bisognerebbe solo valorizzare. Ma così è la politica con i suoi intrighi, era una morte (della democrazia, ambientale, sociale e economica) già scritta da tempo, già decretata a tavolino tra pagine di numeri a doppi e tripli zero e favoritismi reciproci. Punto e fine dei giochi. Almeno così ha detto Emiliano con quel “game over “ finale che sa tanto di sconfitta ma che, a mio avviso, non deve trarre in inganno i cittadini ma, anzi, insegnare qualche cosa di importante. Innanzitutto che la coesione ritrovata in questi ultimi periodi non deve andare persa, lo spirito che ha animato i cittadini soprattutto di Avetrana che hanno riscoperto un modo consapevole e onesto di fare politica (perché fare politica significa partecipare) deve rimanere e continuare a farsi sentire e lottare. Non si è persa la battaglia solamente perché hanno fatto la voce grossa, era chiaro che sarebbe andata a finire così, si è persa la battaglia perché tutto era stato già deciso tempo fa. Ora rimane la consapevolezza e la chiarezza delle cose, occorre capire bene come sono andate e gli errori che non si dovranno ripetere. E poi c’è la battaglia legale da portare avanti a suon di carte, decreti e sentenze. Da vigilare suoi lavori, per capire bene come verranno fatti e seguiti, da pretendere correttezza e trasparenza dai propri amministratori. C’è tanto ancora da fare!
Monica Rossi
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