La delibera di giunta regionale numero 1150, approvata martedì scorso con oggetto «Piano di Tutela delle Acque: modifica recapito finale dell’impianto di depurazione a servizio dell’agglomerato di Sava – Manduria», quella per intenderci che predispone i piani per la modifica del piano delle acque e quindi l’eliminazione definitiva della condotta sottomarina, fa finalmente giustizia dei termini e spiega per la prima volta che lo scarico di soccorso o di emergenza andrà direttamente in mare, in battigia.
L’atto di giunta, infatti, dispone «la modifica del recapito finale dell’impianto di depurazione consortile a servizio dell’agglomerato Sava – Manduria … da “mare, mediante condotta sottomarina” a “suolo-trincee disperdenti/mare+riuso”».
Libero da tecnicismi delle parole, spesso usate per non far capire o per fare accettare scelte indigeribili, questa volta la delibera regionale chiama le cose con il vero nome quindi spiega che il corpo idrico superficiale è il mare. Ancora più chiara è la premessa della delibera nella parte in cui spiega senza, più maschere, che fine faranno i reflui che non potranno essere utilizzati per usi civili e agricoli.
A scanso di equivoci riportiamo il virgolettato, copia-incolla, di questa parte della delibera.
«Detto confronto, ha dato corpo ad una soluzione alternativa di recapito dei reflui trattati nell’impianto consortile a servizio dei Comuni di Sava e Manduria e, a regime, delle Marine di Manduria, da realizzare in località Urmo di Manduria, che prevede il superamento dello scarico dei reflui trattati in tab. 1 mediante la programmata condotta sottomarina, attraverso un sistema integrato di riutilizzo agricolo ed ambientale dei reflui trattati in tab 4 e con i requisiti di cui al DM. 185/2003 per il riuso in agricoltura, attraverso la realizzazione del collettamento dall’impianto depurativo alla rete irrigua di titolarità del consorzio di bonifica Arneo e di due diversi bacini di accumulo delle acque trattate, da attivare in successione tra loro, con il rispettivo complementare scarico del troppo pieno sul suolo e scarico di soccorso/emergenza in mare, mediante un solco naturale sfociante in battigia».
Per chi non avesse capito (quello che questo giornale sostiene da sempre), ciò vuol dire che i reflui in più, prodotti per la troppa pioggia almeno 15 volte all’anno e quelli non depurati nel caso di malfunzionamento del depuratore (cioè cacca) avranno uno «scarico di soccorso/emergenza in mare mediante un solco naturale (il famoso ruscellamento, ndr) sfociante in battigia». (Nella foto, lo scarico emergenziale in battigia del depuratore di Pescara, foto primadanoi.it)
Nazareno Dinoi
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2 commenti
Salvatore Dimonopoli
lun 17 luglio 2017 09:56 rispondi a Salvatore DimonopoliSo che molti lettori non saranno d'accordo con ciò che sto scrivendo ma secondo me qualsiasi depuratore ha bisogno di uno scarico di emergenza e la foto presente in questo articolo lo dimostra chiaramente .Secondo me in tutti questi anni ci sono state solo parole prive di qualsiasi fondamento.L'unica valida alternativa scientificamente dimostrata è la tabella 4 che dopo anni è finalmente realtà.La cosa più importante di cui ancora non si parla è la manutenzione costante che dovrà avvenire e che dovremo vigilare tutti!Non ha senso proporre alternative farlocche e fare un ambientalismo privo di fondamento
gianni di maggio
dom 16 luglio 2017 02:48 rispondi a gianni di maggioDI FRONTE A TALE SOLUZIONE L'UNICA PAROLA E' NO COMMENT - 15 VOLTE ALL'ANNO SCARICO DI EMERGENZA VUOLE DIRE PIU' DI UNA VOLTA AL MESE E POI CI VENGA SPIEGATO PER QUANTI GIORNI O PER QUANTE SETTIMANE OGNI VOLTA - A ME PARE UNA STRO.....TA