Sabato, 20 Aprile 2024

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Giovane pastore assassinato nelle campagne di Torre Lapillo

Giovane pastore assassinato nelle campagne di Torre Lapillo Giovane pastore assassinato nelle campagne di Torre Lapillo | © n.c.TORRE LAPILLO (Porto Cesareo) – Un altro omicidio scuote il nord Salento. Otto giorni dopo la pioggia di fuoco che ha insanguinato Trepuzzi, gli investigatori devono tracciare un nuovo sentiero per fare luce su un caso che fin da subito sembrerebbe comunque del tutto slegato da quelle vicende. Teatro, questa volta, un'isolata area rurale a ridosso di Porto Cesareo. E lo sgomento è forte, non solo perché questo secondo assassinio è avvenuto a così breve distanza, ma anche per l’estrema la freddezza con cui è maturato. Completamente diversi dal precedente caso anche dinamica e contesto: non un bar, di notte, per una sparatoria feroce, fino a svuotare un intero caricatore, ma un unico colpo di pistola diretto alla fronte, in mezzo alla dolcezza della campagna salentina, in un pomeriggio dal tepore primaverile che s’è fatto largo dopo una mattinata piovosa. Un unico colpo, e forse anche da distanza ravvicinata. Vittima e carnefice potrebbero essersi guardati un’ultima volta negli occhi. Poi un proiettile ha spezzato per sempre una giovane vita. A morire, ancora una volta, è stato uno straniero. Si chiamava Syrai Quamil ed aveva soltanto 23 anni. Era albanese e nel dirimpettaio Paese delle Aquile ci tornava spesso. Faceva la spola fra la terra natia e il Salento, dove aveva trovato vari impieghi. Un ragazzo benvoluto dalla comunità locale. Si divideva, infatti, lavorando sia per conto di un panificio di Torre Lapillo, sia per un’azienda agricola, “Masseria Roi”. E’ stato proprio il titolare della tenuta a fare la tragica scoperta. Il pastore era uscito come suo solito piuttosto presto, questa mattina, per portare al pascolo un gregge di pecore. E l’uomo intorno alle 14 era andato a trovarlo per portargli il pranzo. Ed è così che l’ha scoperto riverso, ormai già senza vita, in mezzo alle campagne, alle spalle di un caseggiato, il sangue assorbito dalla terra. L’omicidio è avvenuto a Torre Castiglione, in un punto che si raggiunge percorrendo una strada sterrata. Questa si diparte dalla litoranea che da Torre Lapillo volge in direzione di Punta Prosciutto e del confine con la provincia di Taranto.  L’uomo, il cui podere sorge nelle vicinanze, ancora sotto choc, ha subito richiesto soccorsi con il proprio cellulare. Sul posto si sono diretti sanitari del 118, carabinieri della stazione di Porto Cesareo e della compagnia di Campi Salentina, coordinati dal maggiore Nicola Fasciano, del nucleo investigativo di Lecce, comandati dal capitano Biagio Marro e del reparto operativo, alla presenza del colonnello Saverio Lombardi. I rilievi sono stati affidati al reparto investigazioni scientifiche. Gli uomini diretti dal luogotenente Vito Angelelli hanno sondato un'ampia porzione attorno al luogo del delitto in cerca del bossolo e di altri indizi. Ma si è trattato di ricerche difficili, fra la caratteristica vegetazione incolta e alta. A Torre Castiglione si sono poi recati anche il pubblico ministero di turno, Giuseppe Capoccia, e il medico legale Roberto Vaglio, per una prima ispezione sul cadavere, poi trasferito presso la camera mortuaria dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, dove sarà sottoposto all’autopsia. Non sembra che vi siano testimoni oculari. Il luogo è frequentato soprattutto d'estate, quando i proprietari di villette estive tornarno a ripopolarlo. Mentre fino a primavera inoltrata è soprattutto zona frequentata da chi possiede terreni agricoli e allevamenti. Gli inquirenti, fin dai primi momenti, potrebbero comunque già essersi formati un’idea di massima su quale pista intraprendere per cercare d’individuare la mano che ha premuto sul grilletto e che potrebbe ritrovarsi proprio nel mondo dei pastori, dove non di rado si verificano contrasti, anche piuttosto accesi. Fonte: Lecceprima.it

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