Venerdì, 3 Maggio 2024

Salento Puglia e mondo

Il racconto del titolare dell'autopompa: "un lampo poi l'urlo"

Tre indagati per l'infortunio mortale di Angelo Cotugno

Nel riquadro Angelo Cotugno Nel riquadro Angelo Cotugno

Sono tre per il momento gli indagati per l'infortunio mortale avvenuto l'altro ieri a Taranto in cui ha perso la vita l'operaio cinquantanovenne Angelo Cotugno, di San Marzano di San Giuseppe folgorato da una scossa elettrica mentre stava operando in un cantiere stradale della "Regionale 8". 

Gli investigatori che stanno eseguendo gli accertamenti su delega del pubblico ministero Antonio Natale, hanno inquadrato le posizioni del titolare dell'impresa che stava eseguendo i lavori per il completamento dell'arteria stradale, del proprietario dell'autopompa di calcestruzzo con la quale stava lavorando la vittima, e quella di un altro operaio presente al momento della tragedia. 

A loro carico è ipotizzata la contestazione di concorso in omicidio colposo. Nell'imputazione provvisoria, peraltro, si fa riferimento a ipotesi di violazioni del testo unico per la sicurezza sui posti di lavoro. L'iscrizione degli inquisiti nel registro degli indagati, è opportuno sottolinearlo, va inquadrata nell'alveo dei cosiddetti atti dovuti. I tre indagati, infatti, hanno ricevuto proprio ieri la notifica dell'avviso di accertamento tecnico non ripetibile, ovvero l'autopsia, che sarà eseguita quasi sicuramente domani pomeriggio dal medico legale Liliana Innamorato.

Sarà invece consegnata oggi al pubblico ministero la relazione dei tecnici dello Spesal, l’ufficio di prevenzione infortuni della Asl che hanno eseguito i rilievi sul cantiere dove l’altro ieri ha perso la vita, folgorato da una scarica elettrica, l’operaio di 59 anni Antonio Cotugno. I due specialisti di misure antinfortunistiche, Bruno Giordano e Federica Sebastio, oltre a prendere atto dello stato dei luoghi e delle persone presenti al momento della tragedia, hanno acquisito la documentazione dell’impresa per l’individuazione dei responsabili della sicurezza e i diversi ruoli del personale della squadra che stava eseguendo i lavori insieme alla vittima. 

Il proprietario dell’autopompa, il primo ad essere stato identificato dalla polizia che lo ha invitato a nominarsi un difensore, già individuato nell’avvocato Franz Pesare, avrebbe raccontato di aver visto un improvviso bagliore accompagnato da un ronzio in contemporanea con l’urlo dello sfortunato operaio. Questo farebbe pensare ad un arco elettrico creato dall’umidità che potrebbe essere stato attratto dal materiale metallico utilizzato dal carpentiere per la gettata di cemento.  

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