Sabato, 18 Maggio 2024

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Il dibattito sulla DOP

Docg e futuro del Primitivo, la parola a Claudio Quarta

Claudio Quarta Claudio Quarta

Claudio Quarta, leccese, biologo genetista e microbiologo e vignaiolo per passione, ha fondato l’omonima azienda vinicola che dirige insieme alla figlia Alessandra. Profondamente appassionato del vino e produttore di Primitivo di Manduria, è proprietario a Lizzano della Tenute Eméra, un grande vigneto situato a ridosso del mar Ionio e nel cuore della Dop Primitivo di Manduria. Sfruttando le sue qualità di ricercatore (è stato a capo della prima società di biotecnologie italiana quotata in borsa), Claudio Quarta ha investito in altre due aree vitivinicole di pregio del meridione ed ha aperto in Irpinia, a Tufo, la Cantina Sanpaolo, una struttura a cavallo tra le province di Avellino e Benevento. Infine, più vicino alla sua terra di origine, nelle terre del Negramaro, la Cantina Moros di Guagnano in provincia di Lecce. Proponiamo un suo contributo al dibattito sul futuro della Dop Primitivo che sta appassionando il settore enoico pugliese alla luce della proposta di una nuova Docg unica su cui sta lavorando il Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria.

Il dibattito sul passaggio della DOP Primitivo a una DOCG è cruciale per il futuro del vino Primitivo di Manduria. Le premesse sono solide:

1. Istituzione la DOCG: questo è un passo essenziale per elevare il prestigio del Primitivo di Manduria. La transizione potrebbe conferire al vino una reputazione ancora più prestigiosa sul mercato internazionale.

2. Attenzione nei confronti degli imbottigliatori fuori regione: è fondamentale evitare che l’istituzione della DOCG riduca l’interesse degli imbottigliatori al di fuori della regione. Questo equilibrio è cruciale per assorbire l’intera produzione e proteggere i viticoltori locali.

3. Il nome Manduria: attribuire il nome della città è un’idea audace e significativa. Riflette la volontà di conferire dignità territoriale ai vini, seguendo le orme dei pionieri che hanno istituito le DOC.

Tuttavia, la conclusione che emerge da queste considerazioni è discutibile. Per preservare l’identità e la qualità del Primitivo, non possiamo permettere agli imbottigliatori al di fuori della regione di utilizzare il marchio DOCG. Questo comprometterebbe certamente la reputazione del vino e porterebbe ad una crisi nell’intero settore.

La soluzione è chiara: mantenere i privilegi degli imbottigliatori fuori regione, consentendo a chi ha acquisito il diritto di proseguire ad imbottigliare con il marchio DOP - la DOP non deve essere eliminata, sarebbe un grave errore - ma creare una DOCG Manduria riservata esclusivamente ai territori vocati e agli imbottigliatori locali. Solo così possiamo garantire la qualità e l’autenticità del Primitivo di Manduria, anzi è del Manduria Primitivo, nel lungo periodo.

In conclusione, mentre le considerazioni iniziali sono valide, è cruciale considerare attentamente le implicazioni a lungo termine e adottare misure che proteggano e promuovano l’identità unica e la qualità del vino Manduria.

Claudio Quarta

 

 

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2 commenti

  • Piccolo produttore di primitivo
    sab 4 maggio 13:12 rispondi a Piccolo produttore di primitivo

    Vorrei lanciare un messaggio al signor Quarta e a tutti i produttori di primitivo, se ad oggi non abbiamo ricevuto il saldo 2021 con il primitivo doc, il mercato è fermo, con il DOCG che sarà un prodotto eccellente come viene decantato, noi piccoli produttori quanti anni dobbiamo aspettare per ricevere le somme spettanti per il conferimento in cantina. Lasciare il doc che sul mercato è conosciuto è un errore gravissimo. Il proverbio degli antenati ci dice: chi lascia la strada vecchia sa quello che lascia ma non sa' quello che trova.

  • Giuseppe TOCCI
    ven 3 maggio 09:14 rispondi a Giuseppe TOCCI

    "Creare una DOCG Manduria riservata esclusivamente ai territori vocati ", Quali sarebbero questi territori vocati adatti alla DOCG?

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