Il giudice dell’udienza preliminare Giovanni Gallo, del Tribunale di Lecce, ha accolto la richiesta di non luogo a procedere per Luigi Blasi, Pietro Calò, Fernando D’Ambrogio, Paolo Lanzo, Pasquale Locorotondo, Arnaldo Marinelli, Giuseppe Mazza, Luigi Morgante e Giovanni Stano, imputati nell’inchiesta della direzione distrettuale antimafia, “Impresa”, che ha poi portato allo scioglimento per mafia del comune di Manduria.
L’udienza odierna ha visto la discussione di tre imputati minori e l’interrogatorio dell’imprenditore manduriano, Agostino De Pasquale accusato di aver fatto parte del clan capeggiato da Antonio Campeggio. Il titolare del bar B52 si è detto del tutto estraneo alle accuse affermando di non aver mai fatto parte di nessuna consorteria criminale e di solo avere avuto rapporti con Campeggio che lo voleva aiutare convinto della sua volontà di rifarsi una vita dopo i numerosi anni passati carcere. “Sono stato frainteso, sono una brava persona, incensurata che ha sempre voluto aiutare tutti, questa è la mia unica colpa», ha detto De Pasquale che rischia 10 anni di detenzione.
La prossima udienza si terrà il 28 giugno con la discussione di altri imputati tra cui l’imprenditore manduriano Pietro Pedone.
Sul proprio proscioglimento ha preso posizione il consigliere Morgante. “Ho sempre avuto piena fiducia – scrive - nell’operato della magistratura e questo mi ha trasmesso forza e serenità quando il furto dell’auto di un parente, da me regolarmente denunciato, è finito nel calderone di un’inchiesta addirittura per mafia, con l’accusa – per me gravissima – di favoreggiamento”. Nel ringraziare il suo avvocato, Salvatore Maggio, Morgante continua così il suo intervento. «E’ l’arrivo di questo giorno che mi permette di continuare il mio lavoro e la mia vita senza più alcuna ombra e sospetto sulla mia persona, nonostante l’inevitabile amarezza e la comprensibile apprensione per e delle persone a me più vicine”.
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